Struttura della Santa Messa
La struttura generale della Messa comprende due parti: la liturgia della Parola e la Liturgia Eucaristica; si parla addirittura di due mense: quella della Parola e quella dell’Eucaristia. L’Ordinamento Generale del Messale Romano parla delle singole parti della messa e ne individua quattro:
- riti introduttivi
- Liturgia della Parola
- liturgia eucaristica
- riti di conclusione
Si tratta di una divisione logica che anche noi prenderemo a riferimento per il nostro sviluppo, tuttavia non ci dà il senso della struttura della celebrazione. Proponiamo allora un’altra suddivisione:
- riti d’ingresso
- liturgia della Parola
- riti di offertorio
- liturgia eucaristica
- riti di comunione e conclusione
Le due parti costitutive sono quelle che abbiamo definito liturgie: in queste due parti sono di decisiva importanza i testi: nella liturgia della Parola è Dio che rivolge a noi la sua Parola, nella liturgia eucaristica è la Chiesa che innalza a Dio la sua parola nella Preghiera eucaristica.
In queste due parti l’assemblea sta ferma, in ascolto.
I tre riti (ingresso, offertorio, comunione) sono invece caratterizzati dal movimento; in questi tre riti, più importanti dei testi sono i gesti: quello che si fa. Ciascuno di questi momenti è caratterizzato da una processione.
Una prima fondamentale distinzione dunque, chiarifica i canti che accompagnano un “movimento” (come all’ingresso, all’offertorio e alla comunione), da quelli che favoriscono il senso di quiete ovvero di contemplazione (ad esempio il Salmo responsoriale, l’Alleluia, la Sequenza).
Una seconda differenziazione è tra canti che costituiscono un rito, che devono essere eseguiti per intero (come il Gloria, il Salmo responsoriale, l’Alleluia e il canto al Vangelo, il Sanctus, l’acclamazione dell’Anamnesi, il canto dopo la Comunione) e canti che accompagnano un rito, che devono terminare quando il rito è concluso (all’ingresso, all’offertorio, alla frazione del pane e durante la comunione) (OGMR 37).
Altra suddivisione necessaria è tra i canti dell’ORDINARIO dove il testo rimane sempre identico nel corso del’Anno liturgico (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedictus e Agnus Dei) e i canti del PROPRIO, questi ultimi presentano testi propri e particolari per ogni singola celebrazione o celebrazioni del medesimo genere (Comune per i santi, vergini, martiri etc..)
La celebrazione eucaristica assume così la fisionomia di un grande dittico: i due quadri sono le due liturgie, circondate da una triplice cornice che è data appunto dai riti. Uno studioso contemporaneo ha definito la celebrazione eucaristica L’anello della sposa4: la Messa è l’anello nuziale che Cristo Gesù ha consegnato alla Chiesa, sua sposa: un anello con tre cerchietti (riti) e due perle (le due liturgie).
Riti di introduzione
I riti che precedono la Liturgia della Parola, cioè l’introito, il saluto, l’atto penitenziale, il Kyrie eleison, il Gloria e l’orazione (o colletta), hanno un carattere di inizio, di introduzione e di preparazione. Scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti insieme, formino una comunità, e si dispongano ad ascoltare con fede la parola di Dio e a celebrare degnamente l’Eucaristia. (Cf. OGMR 46)
L’organista potrebbe intervenire ancora prima che inizi la celebrazione, ma con grande discrezione. Non è il momento in cui provare i registri dell’organo, bensì quello di aprire uno spazio, un ambiente favorevole ad un clima di meditazione e di concentrazione, sebbene la maggior parte delle volte “festivo”.
Il far riascoltare il tema del canto d’inizio può aiutare la memoria musicale e favorire sin da subito la partecipazione al canto d’ingresso che accompagnerà la processione di apertura.
CANTO D’INGRESSO
Il canto d’ingresso ha le funzioni di:
- dare inizio alla celebrazione;
- favorire l’unione dei fedeli;
- introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico;
- accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri.
Tra queste varie funzioni bisogna scegliere la più adatta a seconda delle varie situazioni concrete e delle esigenze pastorali.
“Il canto viene eseguito alternativamente dalla Schola e dal popolo, o da un cantore e dal popolo, oppure tutto quanto dal popolo o dalla sola Schola” (OGMR 48).
Il canto d’ingresso è quindi una ouverture della celebrazione: non dice tutto ma ne evoca il tono. Quando si tratta di una festa ben determinata o di un tempo liturgico specifico, è più facile trovare un canto adatto, altrimenti si scelga sempre un canto che sia una lode a Cristo, gloria dei santi e non un inno ad un santo qualsiasi, neppure nel giorno della sua festa o ricorrenza.
Nella scelta del canto si può prendere spunto dall’Antifona d’ingresso, dalla Colletta, dal Prefazio, più in generale dalla Parola di Dio.
Come forma musicale si può optare per il modello antifonico o il modello innico (che prevede una serie di strofe oppure l’alternanza strofa-ritornello). Nella scelta dei canti ci viene in aiuto il canto gregoriano, che rimane in un certo senso normativo: non che il canto gregoriano sia l’unica musica, oppure che solo copiando quello stile e quel linguaggio si fa musica autenticamente liturgica, ma in senso più profondo e strutturale il gregoriano è la testimonianza viva di secoli di canto liturgico in cui le esigenze della preghiera e della musica si sono incontrate.
ATTO PENITENZIALE
Quindi il sacerdote invita all’atto penitenziale, che, dopo una breve pausa di silenzio, viene compiuto da tutta la comunità mediante una formula di confessione generale, La domenica, specialmente nel tempo pasquale, in circostanze particolari, si può sostituire il consueto atto penitenziale con la benedizione e l’aspersione dell’acqua in memoria del Battesimo (cf. OGMR 51). Dopo l’atto penitenziale ha sempre luogo il Kyrie eleison, a meno che non sia già stato detto durante l’atto penitenziale.
Il Kyrie è un inno a Cristo in forma acclamatoria-litanica. In quanto inno può sostituire il Gloria nei tempi liturgici in cui questo non può essere cantato. Essendo un canto col quale i fedeli acclamano il Signore e implorano la sua misericordia, di solito viene eseguito da tutti, in alternanza tra il popolo e la schola o un cantore. Ogni acclamazione viene ripetuta normalmente due volte. Quando il Kyrie eleison viene cantato come parte dell’atto penitenziale, alle singole acclamazioni si fa precedere un «tropo». (cfr. OGMR 52).
Il messale propone 4 diverse soluzioni:
- Si recita il “Confesso a Dio” e segue il Kyrie. Non ci sono le invocazioni (Tropi)
- Versetti dialogati: possono essere cantati su un tono essenziale. Segue il Kyrie
- Kyrie con i tropi. Si osservi una pausa di silenzio di 15 secondi prima di iniziare: quello è già l’atto penitenziale!
- Aspersione con l’acqua benedetta. Si canti un canto appropriato.
GLORIA
E’ un atto a sé stante, un inno antichissimo con il quale la Chiesa radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello. Nasce quindi per il canto e deve essere cantato da tutta l’assemblea (preferibile!), o dal popolo alternativamente al coro, o dal coro. Si canta nelle domeniche fuori del tempo di Avvento e Quaresima, solennità e feste, e particolari celebrazioni più solenni. Non ogni canto che contiene la parola gloria è un Gloria: i testi previsti dalla liturgia non possono essere sostituiti con canti che li riprendono solo come reminiscenza o per assonanza tematica.
“Il testo di questo inno non può essere sostituito con un altro. Viene iniziato dal sacerdote o, secondo l’opportunità, dal cantore o dalla schola, ma viene cantato o da tutti simultaneamente o dal popolo alternativamente con la schola, oppure dalla stessa schola.” (OGMR 53).
Liturgia della Parola
Le letture scelte dalla sacra Scrittura con i canti che le accompagnano costituiscono la parte principale della liturgia della Parola. Infatti nelle letture, Dio parla al suo popolo, gli manifesta il mistero della redenzione e della salvezza e offre un nutrimento spirituale; Cristo stesso è presente, per mezzo della sua parola, tra i fedeli.
“Il popolo fa propria questa parola divina con il silenzio e i canti, e vi aderisce con la professione di fede. Così nutrito, prega nell’orazione universale per le necessità di tutta la Chiesa e per la salvezza del mondo intero”. (OGMR 55)
SALMO RESPONSORIALE
Alla prima lettura segue il salmo responsoriale. È un canto rituale della celebrazione.
Il salmo si esegua in canto (Ordinamento Letture della Messa, 20).
Il canto del salmo o del solo ritornello è un mezzo assai efficace per approfondire il senso spirituale del salmo stesso e favorirne la meditazione. Il testo stesso offre sempre spunti per una corretta esecuzione in base alla organizzazione letteraria di strofe e versetti.
Il salmista, quindi, o cantore del salmo canta o recita i versetti del salmo all’ambone o in altro luogo adatto; tutta l’assemblea ascolta restando seduta, e partecipa di solito con il ritornello, a meno che il salmo non sia cantato o recitato per intero senza ritornello. (cfr. OGMR 61)
ACCLAMAZIONE AL VANGELO
Dopo la lettura che precede immediatamente il Vangelo, si canta l’Alleluia o un altro canto stabilito dalle rubriche, come richiede il tempo liturgico. Tale acclamazione costituisce un rito o atto a sé stante, con il quale l’assemblea dei fedeli accoglie e saluta il Signore che sta per parlare nel Vangelo e con il canto manifesta la propria fede. (OGMR 62)
Da eseguire quando tutti sono già in piedi. Ha la funzione di introdurre la proclamazione del Vangelo, ma può anche accompagnare il rito processionale di intronizzazione del Vangelo. Se non viene cantato perde la sua caratteristica funzione acclamatoria e gestuale e si può omettere.
Viene sostituito in tempo quaresimale5 da un’antifona di acclamazione non alleluiatica.
CREDO
Il simbolo, o professione di fede, ha come fine che tutto il popolo riunito risponda alla parola di Dio, proclamata nella lettura della sacra Scrittura e spiegata nell’omelia; e perché, recitando la regola della fede, con una formula approvata per l’uso liturgico, torni a meditare e professi i grandi misteri della fede, prima della loro celebrazione nell’Eucaristia. (OGMR 67)
Deve essere recitato dal sacerdote e dal popolo nelle domeniche e nelle solennità, e in celebrazioni più solenni. Se viene cantato, si canti da tutti o a cori alterni.
Può anche essere cantato o recitato nella forma del simbolo apostolico. (cfr. OGMR 68)
PREGHIERA UNIVERSALE O DEI FEDELI
L’assemblea partecipa, esercitando il proprio sacerdozio battesimale, dicendo o cantando, dopo le intenzioni, un’invocazione comune, o anche sostando in preghiera silenziosa. E’ importante che il ritornello corrisponda alla maniera in cui sono redatte le intenzioni: se esse si rivolgono al Padre, anche il ritornello si rivolga al Padre!
Liturgia Eucaristica
PRESENTAZIONE DEI DONI
Il canto all’offertorio accompagna la processione con la quale si portano i doni; esso si protrae almeno fino a quando i doni sono stati deposti sull’altare. Le norme che regolano questo canto sono le stesse previste per il canto d’ingresso. (OGMR 74)6
È sempre possibile accompagnare con il canto i riti offertoriali, anche se non si svolge la processione con i doni.
È il momento anche in cui il coro può intervenire da solo, con un brano elaborato in polifonia, secondo i canoni dell’arte.
Scopi del canto sono:
- accompagnare la raccolta delle offerte e la preparazione della mensa;
- accompagnare il corteo processionale.
Si tenga presente che nella messa In coena Domini è lo stesso Messale Romano che indica il canto da eseguire all’offertorio: “Ubi caritas Dov’è carità e amore”, che non può essere sostituito con altri testi cantati, né usato in altri momenti della messa.
PREGHIERA EUCARISTICA
È il momento centrale e culmine dell’intera celebrazione: la preghiera di azione di grazie e di santificazione. Il sacerdote invita il popolo a innalzare il cuore verso il Signore nella preghiera e nell’azione di grazie, e lo associa a sé nella solenne preghiera, che egli, a nome di tutta la comunità, rivolge a Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo. Il significato di questa Preghiera è che tutta l’assemblea dei fedeli si unisca insieme con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il sacrificio. La Preghiera eucaristica esige che tutti l’ascoltino con riverenza e silenzio. (cfr. OGMR 78)
Il canto del prefazio nel tonus simplex, tradotto e adattato opportunamente in italiano, è proposto dal Messale italiano del 1983 insieme ad una nuova formula composta ex novo. Si deve stabilire comunque un legame tonale/modale con il Santo in modo che appaia l’unità del gesto.
Per quanto riguarda il canto del Sanctus, secondo OGMR, spetta a tutta l’assemblea acclamarlo e quindi la Schola non può farlo proprio.
La funzione del canto del Sanctus è quella di favorire il canto e la proclamazione da parte di tutta l’assemblea. (cfr. OGMR 79b)
I testi assembleari che seguono la formula dell’Anamnesi (Mysterium fidei) sono tre:
- Annunciamo la tua morte…
- Ogni volta che mangiamo…
- Tu ci hai redenti…
Si faccia attenzione a non alternarli a caso, né tantomeno a trascurare la seconda e la terza formula. Si utilizzino secondo i tempi liturgici e le celebrazioni.
La seconda formula è presentata come “propria” del Giovedì santo (anche se è ideale per tutto il periodo pasquale), la terza formula è consigliabile per tutta la Quaresima e, in genere, il Venerdì delle ferie.
La Dossologia finale (Per Cristo, con Cristo…) con la quale si esprime la glorificazione di Dio, dovrebbe essere normalmente cantata nell’intonazione dal presidente, con la risposta finale (ratifica) da parte dell’assemblea (Amen). Questo momento di conclusione della Preghiera Eucaristica potrà essere amplificato dalla Schola.
FRAZIONE DEL PANE
Il sacerdote spezza il pane eucaristico. Questo segno indica che tutti i fedeli costituiscono un corpo solo perché partecipano dell’unico pane. L’Agnus Dei è il canto che ha la funzione di accompagnare il rito della frazione del pane. Deve protrarsi per tutta la durata del gesto (si può ripetere anche più di tre volte, l’ultima invocazione si conclude sempre “dona a noi la pace”
Si osservi che non è previsto un canto allo scambio della pace, così come ribadito dal documento della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, approvato da Papa Francesco in data 7 luglio 2014.
CANTO ALLA COMUNIONE
Il canto ha lo scopo di esprimere mediante l’accordo delle voci, l’unione spirituale di coloro che si comunicano, dimostrare la gioia del cuore e rendere più fraterna la processione di coloro che si accostano a ricevere il Corpo di Cristo. Il canto inizia mentre il sacerdote si comunica e si protrae durante la comunione dei fedeli. E’ quindi un canto processionale in cui l’assemblea è in movimento, per cui è da escludere la forma innica a vantaggio di un canto con ritornello per evitare di avere il libretto tra le mani in processione!
Nella scelta del testo si favorisca la proposta del nuovo Messale che ripropone le antifone corrispondenti al Vangelo del giorno (per creare quel legame fondamentale nella celebrazione che c’è tra liturgia della Parola e liturgia Eucaristica).
Si sottolinei comunque la gioia e il ringraziamento per il gesto conviviale di partecipazione al banchetto eucaristico.
“Con esso si esprime, mediante l’accordo delle voci, l’unione spirituale di coloro che si comunicano, si manifesta la gioia del cuore e si pone maggiormente in luce il carattere “comunitario” della processione di coloro che si accostano a ricevere l’Eucaristia. Il canto si protrae durante la distribuzione del Sacramento ai fedeli. Se però è previsto che dopo la Comunione si esegua un inno, il canto di Comunione s’interrompa al momento opportuno”. (OGMR 86)
Per il canto alla Comunione si può utilizzare o l’antifona del Graduale romanum, con o senza salmo, o l’antifona col salmo del Graduale simplex, oppure un altro canto adatto, approvato dalla Conferenza Episcopale. Può essere cantato o dalla sola schola, o dalla schola o dal cantore insieme col popolo. (cf OGMR 87)
Si faccia in modo che anche i cantori possano ricevere agevolmente la Comunione.
Terminata la distribuzione della Comunione, il sacerdote e i fedeli, secondo l’opportunità, pregano per un po’ di tempo in silenzio. Tutta l’assemblea può anche cantare un salmo, un altro cantico di lode o un inno. (cf OGMR 88)
Riti di conclusione
Non è previsto un canto finale. In effetti l’atto del cantare è troppo importante per poter vedere seriamente impegnati i membri di un’assemblea che si scioglie. A meno che non si esprima validamente quei sentimenti di gioia e comunione che si concretizzano nel cantare uscendo.
Dalla formula ufficiale di congedo “Ite, missa est” trae origine proprio la parola Messa. Questa frase equivale a Ite, dimissio est. Andate è il congedo, come per dire: l’assemblea è sciolta. Benedetto XVI, nell’Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis, dice che la frase, pur avendo questo senso originario, si è caricata di una valenza missionaria: Ite, missio est: l’invio in missione, nella vita di tutti i giorni. Quella fonte da cui trarre la forza necessaria per vivere veramente in perfetta unione, secondo quanto ricevuto per mezzo della fede (cfr. SC 10).
Questo momento di congedo, riletto in quest’ottica, offre pertanto degli spazi da valorizzare: non è detto che il popolo radunato debba sciogliersi in pochi minuti; poter continuare a lodare e ringraziare Dio è proprio il senso distitivo di una vita eucaristica.
Le acclamazioni
Poiché la celebrazione della Messa, per sua natura, ha carattere «comunitario»[45], grande rilievo assumono i dialoghi tra il sacerdote e i fedeli riuniti e le acclamazioni[46]. Infatti questi elementi non sono soltanto segni esteriori della celebrazione comunitaria, ma favoriscono e realizzano la comunione tra il sacerdote e il popolo. (OGMR 34)
Nella celebrazione eucaristica rientrano nel genere acclamatorio:
- Le risposte al saluto del presbitero-presidente
- Il Kyrie o il Signore pietà
- Gli Amen conclusivi delle orazioni presidenziali
- “Parola di Dio” e “Rendiamo grazie a Dio” dopo letture non evangeliche
- L’acclamazione o canto al VangeloIl dialogo prima della proclamazione del Vangelo e le acclamazioni finali
- L’invocazione-risposta alla preghiera dei fedeli
- Il dialogo del Prefazio e il “Santo”
- L’acclamazione anamnetica “Mistero della Fede”
- Le acclamazioni dossologiche “Per Cristo”, “Amen”, “Tuo è il Regno…”
- Il “canto della frazione del pane”
- Il saluto conclusivo
- L’ “Amen” della benedizione
- Il congedo e la risposta “Rendiamo grazie a Dio”
Tutte le acclamazioni sono di tutta l’assemblea.
Se si ricorre al canto è preferibile una costruzione ritmica e vigorosa, specialmente se la frase e lunga. In ogni caso bisogna tener conto del livello dell’assemblea e delle possibilità musicali di chi presiede o anima la celebrazione.
- Benedetto XVI, “Luce del mondo” p.216
- Costituzione sulla sacra Liturgia “Sacrosanctum Concilium”, 1963
- Ordinamento Generale del Messale Romano
- C. Valenziano, L’anello della Sposa, CLV, Roma 2005.
- si ricordi che in Quaresima è anche vietato suonare strumenti musicali che non servano per sostenere il canto, salvo nella IV domenica “Laetare”.
- cfr. OGMR N.48
- Tratto da Vademecum animatori liturgici, a cura di Danilo Defant, Emanuele Faiola e Andrea Sconosciuto, Roma 2014